
Chissà perché ma i turisti si vedono da lontano come se avessero un’insegna luminosa in fronte.
Se sali sulla spostapoveri in direzione centro e Cais do Sodre ci sono tutte le fermate della zona storica e turistica per eccellenza… e i turisti brillano di luce propria.
Poi quando arrivi a Cais si ammassano sulle scale come un gregge e le scale mobili vomitano gente senza soluzione di continuità.
Avevo bisogno di aria e sole e oggi ho deciso di fare un giro verso il mare.
La giornata è bellissima, sole e caldo come solo in primavera è possibile, ho preso la Metro con comodo, non immaginavo che ci fosse così tanta gente.
In questo momento (11:54) sono in treno direzione Cascais, voglio andare a Santo Amaro di Oeiras, dove sono andata con Luca il primo anno che ero qui, ormai nove anni fa.
Il treno è strapieno, manco dirlo, io sono salita appena ha aperto le porte e sono seduta comodamente (per quanto comodi possano essere i treni locali portoghesi), mancano ancora 5 minuti alla partenza e già il corridoio è strapieno di gente spiaccicata.
Si sentono tutte le lingue, ovviamente italiano compreso, davanti a me ho due ragazze che si confrontano i rispettivi tatuaggi, una delle due è letteralmente ricoperta, braccia, gambe, collo, viso… mai visti così tanti.
Il mio primo pensiero è stato: ragazza mia quando sarai vecchia sarai un mostro… ma per ora è davvero bellissima.
Il treno si svuota a Belem, decisamente tutti turisti, sono ben pochi quelli rimasti ma abbastanza perché non ci siano posti liberi a sedere.
Ma quanto casino fanno comunque, urlano, si chiamano da un lato all’altro, quando si alza la signora di fianco a me un ragazzetto prende il suo posto e prende in braccio la sua ragazza, non perdendo l’occasione di palparle il culo ovviamente, e spiaccicandomi ancora di più verso il finestrino 😀
Vabbè, ormai è questione di poche fermate e finirà questo travaglio!

Davvero quando sono scesa è stata una liberazione.
Mi viene in mente che sono troppo vecchia per queste cose e ultimamente i miei contatti umani sono stati piuttosto rari per cui la mia agorafobia prende il sopravvento facilmente.
La discesa verso le spiagge è come me la ricordavo, col tunnel che passa sotto alla statale e all’uscita hai davanti la spiaggia e l’Oceano.
È sempre uno spettacolo, mi incanto davanti alle onde, oggi abbastanza alte da richiamare qualche surfista anche se io non farei proprio tutta quella struma di spingersi verso il largo per dieci minuti a forza di braccia e poi prendere l’onda che ti riporta verso riva – e verso gli scogli appena affioranti – in pochi secondi… per poi ricominciare tutto da capo.
Non lo capisco proprio, ma è uno sport?
Eppure, ai ragazzi sembra piacere, io non ci trovo un gran senso sinceramente.

Ho camminato lungo la spiaggia e poi verso la punta dove c’è il piccolo faro, non ci sono arrivata però, già è stato abbastanza per me, intanto ho preso un po’ di sole, prima volta in maniche corte da qualche mese ormai, il venticello era fresco e il cielo era un po’ velato per cui non faceva caldo.
Ho fatto qualche foto, c’erano 5 o 6 barche a vela al largo che giravano avanti e indietro, sembrava una scuola vela, c’era un uomo seduto su uno dei moli a guardare il mare, c’era gente che faceva jogging e nonne a passeggio col passeggino dei nipoti, gruppi di ragazzi, qualche pescatore…
E dopo un’oretta sono tornata verso la stazione, piano piano sulla strada tutta in salita e le gambe che mi facevano male.
Alle 3 ero a casa, esausta come se avessi scalato una montagna, ma mi ha fatto bene uscire da queste quattro mura, per una volta!!
Lisbona 9 Aprile 2025 h. 22 circa (prima parte del post scritta mentre ero in treno)